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i messaggi del corpo

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MousyMousy
view post Posted on 24/8/2007, 09:25




I messaggi del corpo


All’interno dei linguaggi del corpo si distinguono diverse branche:
 Prossemica (rapporto uomo-spazio)
 Cinesica (gesti che accompagnano ciò che diciamo)
 Paralinguistica (inflessioni della voce)
 Digitale (contatto fisico)
A questi “canali” si aggiungono anche:
 Odori
 Colori
che meritano una trattazione separata.
Prossemica: riguarda il rapporto tra l’uomo e lo spazio e la distanza che le persone mettono tra se e l’altro quando interagiscono o quando si trovano nello stesso ambiente; secondo quanto espresso da E.T. Hall (1968), essa comprende i concetti di: dimensione psicologica, di territorio e di distanza personale. Come gli animali, anche gli uomini, hanno bisogno di un loro spazio o territorio e lo ripropongono in ogni ambiente in cui si trovano (recinzioni, oggetti della scrivania).
L’aspetto della prossemica che ci interessa maggiormente è quello che riguarda la distanza interpersonale.
Distanza interpersonale = sorta di estensione dei propri confini fisici, è una bolla che immaginariamente ci circonda; la sfera prossemica è legata ad aspetti come: personalità, stima di se, maggiore o minore orientamento interpersonale e si mantiene costante nel tempo.
Il suo fine è di farci sentire a nostro agio e viene usato per attestare la propria identità sessuale, la posizione di dominanza o di sottomissione in una relazione, il gradimento o la repulsione per un interlocutore. Si riduce con un approfondimento dell’intimità tra le persone e aumenta quanto più elevata è la posizione sociale, quanto più si provano sentimenti di riverenza o di soggezione nei confronti di chi è presente e con l’aggressività.
In occidente, quando parliamo, ci manteniamo alla distanza di un braccio dall’interlocutore; nei rapporti più formali o con persone sconosciute la separazione diventa più ampia.
Una delle situazioni che ci rendono maggiormente insofferenti in relazione allo spazio personale è l’affollamento (+catecolamine = ormoni dello stress).
Cinesica: Riguarda i movimenti di parti singole del corpo. Il gruppo più noto di questi sono i gesti; non sono questi tuttavia gli atti più significativi, perché risultano per lo più collegati col discorso o vengono appresi con la cultura.
La quantità di gesti spesso può dirci qualcosa sull’individuo.
 Gesticolano molto le persone estroverse,colleriche, arriviste
 Gesticolano poco le persone timide, rigide
Comprende anche la mobilità cioè il movimento in generale: alterazioni della mobilità, del camminare, la riduzione dei gesti e l’allungamento dei tempi di reazione a volte possono essere i primi segnali di depressione. Le persone ansiose invece si agitano molto, con scompostezza e a scatti; camminano rapidamente e respirano frettolosamente e in modo superficiale.
Le espressioni del volto: il volto è la parte più espressiva del corpo; con il viso si manifestano le emozioni e le loro combinazioni. Quando le persone tendono a dissimulare quel che sentono o a esprimere un falso sentimento si produce un’asimmetria nei due lati del volto.
Es. Vogliamo celare di essere turbati. La parte dx ci riuscirà rimanendo pressoché inerte mentre la sx lo esprimerà seppure in modo smorzato.
Es. Vogliamo mostrare qualcosa che non proviamo veramente. La parte sx non riuscirà ad esibire ciò che vogliamo mentre la parte dx si.
Stati d’animo e sentimenti svolgono un ruolo importante nella capacità di comprendere il senso delle espressioni (ansia e depressione pregiudicano molto la nostra accuratezza a riguardo).
Variazione della dimensione delle pupille: queste minime variazioni possono dirci molto circa il pensiero del nostro interlocutore.
Es. Se stiamo spiegando qualcosa e il nostro interlocutore ha le pupille dilatate significa che ci sta seguendo, se ad un certo punto si restringono significa che non riesce più a starci dietro.
Se osserviamo alcune persone mentre guardano foto che le ritraggono (specie donne) possiamo vedere se si stimano oppure se si vedono brutte in base alla variazione delle loro pupille. Se l’autostima è buona le pupille non varieranno di molto, se è bassa tenderanno a notare tutti i difetti con conseguente agitazione e quindi dilatazione delle pupille (risposta autonoma).
La dimensione delle pupille ci fa anche capire se il nostro interlocutore si diverte o finge (+ sono ampie + si diverte).
Le pupille modificano il loro diametro anche nel corso dei processi di apprendimento: si dilatano quando uno cerca di comprendere e di tenere a mente delle informazioni, mentre si restringono quando si passa a ripeterle mentalmente per renderne più saldo il ricordo.
Una dilatazione fulminea delle pupille in seguito a stimoli improvvisi tipo uno schiamazzo è tipica di chi è ansioso o nevrotico.
Paralinguistica: tutti i suoni e tutti i rumori non direttamente collegati al parlato (tamburellare con le dita, battere i piedi, sbattere un oggetto nel riporlo, sbuffi, sospiri, raschiamenti di voce, sfumature nella voce).
Es. ansia: modo di parlare spedito e frettoloso, pochissime pause; voce spezzata, spesso afona.
Es. depressione: tono di voce monocorde, ritmo di articolazione delle parole monotono, pause lunghe.
Emozioni e voce: le diverse emozioni danno una specifica impronta al registro (basso, acuto, medio), al volume, allo spessore della voce e alla velocità con cui si parla.
Connotazioni vocali delle principali emozioni:
 Paura: voce strozzata, esile, acuta, tesa. Il modo di parlare è tipicamente affrettato; frasi di frequente troncate a metà, errori di pronuncia e di sintassi; abbondanza di esitazioni, borbottii e intervalli spropositamente lunghi.
 Collera: tonalità secca, perentoria, spigolosa, piena; la voce risulta quasi gridata.
 Disprezzo e disgusto: la voce è di tono medio, piuttosto incolore e uniforme; a volte è di tipo nasale. La sillabazione è molto spesso lenta, cadenzata, inframmezzata da brevi pause.
 Felicità: il tono è acuto ma come smussato. La voce appare aperta, corposa e molto modulata (passa facilmente da toni alti a toni bassi). Il modo di parlare è veloce e serrato.
 Tristezza: il tono è basso, fiacco e sordo. L’articolazione molto lenta, strascicata, con lunghi momenti di silenzio. Il volume è estremamente debole; a volte la voce si riduce a una sorta di bisbiglio.

IL LINGUAGGIO DEL CORPO COME RIVELATORE DELLE MENZOGNE
Esistono alcuni comportamenti verbali e non verbali che danno modo ad una persona di accorgersi del fatto che l’interlocutore sta mentendo. I più comuni segni di menzogna nel linguaggio del corpo sono i seguenti:
 Voce: più acuta e stridula; a volte è del tutto afona (non si sente). Per cercare di dare più corpo alla voce il mentitore può schiarirsela prima di parlare o fare numerose e vistose deglutizioni.
 Respiro: corto, accelerato (sensazione di boccheggiamento).
 Variazioni neurovegetative: sudorazione accentuata, spesso nella regione della fronte fra naso e bocca e sui palmi delle mani (l’individuo lascia l’impronta sulle cose che tocca).
 Volto: aumento degli ammiccamenti delle palpebre, dilatazione delle pupille, tic improvvisi, asimmetria delle due metà della faccia.
 Gesti: l’individuo gesticola meno del solito per la paura di scoprirsi e perché è troppo concentrato a non tradirsi. Per contro, manipola tutto ciò che gli capita sottomano in modo nervoso.
 Sguardo: tipicamente chi mente evita lo sguardo diretto o non riesce a mantenerlo per più di qualche secondo; alle volte cerca di dissimulare lo stato di paura o di vergogna volgendo gli occhi su cose prive di importanza, come una penna, una forchetta, un oggetto sulla scrivania…
 Comunicazione verbale: spesso sono frequenti nei bugiardi gli errori di pronuncia e di grammatica, ripete più volte la stessa parola, esita, si inceppa quando comincia una frase. Parla in genere in modo più accelerato. Il discorso tende ad essere generico e povero di particolari. Quando gli viene posta una domanda, il mentitore ha una breve esitazione prima di rispondere; infine ha numerosi e immotivati silenzi.
 Variazioni di colorito: il mentitore può arrossire quando si sente scoperto, che sia vero o no, oppure può impallidire quando qualcosa gli fa presagire che verrà smascherato.
Ci sono poi personaggi estremamente difficili da cogliere in fallo (gli psicopatici, ad es). Spesso però il loro tallone d’Achille sta nell’estrema piattezza e monotonia del loro modo di parlare a tutti (non si alterano mai, usano lo stesso tono per proferire parole neutre e parole emotivamente cariche).

Digitale. Il contatto fisico è la forma più precoce e potente di comunicazione. Brevi contatti tra sconosciuti possono influenzare positivamente il giudizio di chi è toccato verso chi tocca e indurlo ad essere più solerte e disponibile nei suoi confronti. Alcune indagini su contatti casuali che avvenivano durante controlli medici hanno dimostrato come questi potessero portare inaspettati benefici. La carenza di contatto fisico e la sensazione che ne consegue di non essere amati e voluti è rilevabile in parecchi depressi. L’esperienza del contatto fisico può essere uno dei principali fattori determinanti nell’apprendimento di strategie efficaci per far fronte allo stress. Il contatto è anche importante per l’immagine di se e per un buon rapporto con il proprio corpo. Non a caso la visione distorta delle proprie proporzioni fisiche (che è alla base di problematiche alimentari) è caratteristica di persone che riferiscono sia di avere avuto pochi contatti durante l’infanzia sia di averne pochi anche nella vita attuale. Nelle prime fasi di vita un intenso contatto fisico induce un miglior attaccamento tra figlio e genitori e viceversa. Calore, affetto, contenimento, contatto fisico, sono essenziali per il benessere umano sin dalle primissime ore dalla nascita e lo rimangono durante tutto l’arco della nostra vita.
Il contatto fisico è la forma primaria di interazione. La pelle è fonte di informazioni sul mondo esterno, ma anche luogo di incontro con l'altro tramite il contatto. DÌ conseguenza le modalità con cui esso avviene, le sensazioni che esso suscita, il fatto che sia ricercato o rifiutato indica non l'atteggiamento che si ha nei confronti dell'altro.
Attraverso il contatto corporeo i neonati cominciano la lunga e avventurosa scoperta di se stessi. Durante le prime settimane, infatti, quando l'unico modo di comunicare del bambino è il pianto, la pelle è un tramite prezioso per dire e sentire tutto quello che ancora non si sa spiegare e comprendere: la fame, il bisogno di affetto, la paura e la curiosità della vita, le incertezze e lo stupore. Le mani di chi tocca, accarezza, massaggia il neonato percorrono tutto il suo corpo, quasi disegnandolo, in modo che lui possa sentirlo ed identificarne una forma.
Per mezzo del contatto fisico il bambino, fin dai primi giorni, coglie nel proprio corpo lo stato emotivo altrui, a seconda dei modi con cui viene accudito. Egli acquisisce sin da allora la conoscenza del proprio corpo, mediante l'introiezione del corpo dell'altro, prima di tutti quello materno. Una volta compreso il proprio confine esterno, è più facile per il piccolo dare l'avvio alla propria personalità autonoma.
La pratica del contatto corporeo non va abbandonata con la crescita del neonato, bensì modulata secondo le sue nuove esigenze, trasformata in gioco, avventura e personalizzata secondo le richieste del bambino.
Difatti è indispensabile che il massaggio, il contatto fisico, il piacere senso-motorio e del movimento non si esauriscano con i primi mesi del piccolo ma diventino uno stimolo prezioso per la sua crescita fisica ed intellettiva.
Il contatto è un superamento delle barriere protettive che si erigono intorno a sé, è importante quindi, nel rapportarsi con l'altro, tener conto che "ciò che per una persona è un accesso, per un altro può avere il significato di un eccesso. " L'operatore che pensa di rassicurar una persona servendosi del contatto corporeo può, grazie ad un ascolto attento dei messaggi non verbali dell'altro, rendersi conto di come, in determinati casi, il contatto fisico possa essere percepito come invasivo e minaccioso. Una persona può continuare questo suo vissuto assumendo ad esempio una posizione "di barriera", ponendo le braccia e le gambe incrociate davanti al corpo: occorre prestare attenzione a questi segnali per comprendere e rispettare le emozioni e le modalità dell'altro. E' importante essere consapevoli di come attraverso il contatto e gli spostamenti del corpo si manifesta la scelta di rapporto con le persone.
Il contatto fisico è un nutrimento. Lo è anche per gli adulti, e per questo la relazione con contatto fisico permette con sorprendente rapidità, di ritrovare la capacità di dare e ricevere tenerezza, intimità, calore, rinforza l’autostima e l’assertività.
Ogni individuo ha bisogno di contatto fisico. L'intimità dei rapporti amorosi nutre questo bisogno fondamentale. Aiuta a sentirsi in contatto con se stessi, con la "radice" fisica, cioè il corpo.
LA DISPONIBILITA’ AL CONTATTO
Soprattutto nei contatti amorosi è importante verificare la disponibilità al contatto fisico della persona verso la quale siamo attratti. La possiamo verificare attraverso la percezione tattile e un piccolo stratagemma: ci si appoggia all’altra persona, fingendo un contatto casuale (come quando ci si accosta a qualcuno per vedere meglio qualcosa o quando, nel prendere un oggetto, si sfiora sbadatamente un individuo presente). Se l’altra persona si rilassa e sentiamo che il suo corpo aderisce più al nostro significa che gradisce la nostra vicinanza; se si irrigidisce prova probabilmente una sensazione sgradevole.
LE SPALLE: RIVELATRICI DELL’APERTURA AI RAPPORTI UMANI
Maggiore o minore disponibilità al contatto in generale si può verificare osservando la posizione abituale di spalle e collo di una persona: quanto più questa regione è contratta e rigida (collo tutt’uno con il busto, muscoli in evidenza, spalle tenute all’indietro e verso l’alto) tanto minore risulterà l’apertura ai rapporti umani.
 
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Barrye
view post Posted on 5/6/2011, 00:52




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1 replies since 24/8/2007, 09:25   10140 views
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